Compromessi sì, compromessi no

Questo blog non vuole essere un blog personale, bensì un blog di informazione. Capita però che l’autrice dei post perda spesso la motivazione e non riesca a scrivere per mesi. In preda allo sconforto, vede tutto nero, negativo, senza speranza. Cosa può fare, da sola, quando tutto, là fuori, è espressione del suo esatto contrario? Cosa può fare, con un semplice blog, quando anche chi sembrerebbe essere dalla sua parte non riflette oltre, non dubita, non cerca di saperne di più, anche quando gli metti sotto il naso la realtà dei fatti?

Non riesco a capacitarmi di come non ci si scandalizzi di fronte a certe cose e non si cerchi di prenderne le distanze.

Anni fa, quando ho deciso di diventare vegetariana, ero animata dalle migliori intenzioni. Ho iniziato a informarmi il più possibile, leggendo libri, visitando siti internet, visionando filmati. Ad un certo punto, ho iniziato a guardare ai “vegan” come ad un esempio da imitare, un traguardo da raggiungere. Immaginavo persone “informate sui fatti”, campioni di coerenza, menti aperte.

Ma la realtà è molto diversa. La realtà è che i “vegan” sono un gruppo molto eterogeneo, esattamente come tutti gli altri gruppi umani. Ciò che li accomuna, ciò che giustifica l’uso di un’etichetta per persone tanto diverse, è solo un’intenzione: cercare di nuocere al minor numero di esseri viventi possibile. Da questo punto di partenza si apre un universo: non c’è un agire comune, non ci sono regole condivise, non una strategia, un approccio al problema. Perchè? Forse perché non ci sono le stesse basi.

C’è chi è diventato “vegan” dopo aver visto un truculento video, chi dopo aver saputo che le uova fanno male, chi dopo esser caduto dalle nuvole quando qualcuno gli ha fatto notare che i vitelli vengono uccisi, …
Io ci sono arrivata informandomi autonomamente. E continuo a farlo, perché ogni giorno scopro qualcosa di nuovo che non sapevo, ogni giorno mi faccio una nuova opinione. Ma soprattutto dubito. Dubitare sempre e comunque, controllare le fonti, farsi un’idea propria: questo è ciò che credo tutti dovremmo fare. E invece mi ritrovo a sbattere contro dei muri di cemento, nella forma di persone che si definiscono “vegan”, ma che minimizzano quando fai notare loro dei fatti di cui non erano a conoscenza oppure addirittura si scandalizzano perché hai osato criticare le azioni di qualcuno che si definisce “vegan” ma che, alla luce dei fatti, vegan non è, e nemmeno amante degli animali, ma solo amante dei soldi.

Mi si dice che per la causa bisogna accettare dei compromessi, altrimenti non si va più avanti. Ma le grandi cause per i diritti sono state vinte da chi non è voluto scendere a compromessi.

Promuovere le azioni di qualcuno che si professa dalla parte degli animali ma che in realtà lucra alle loro spalle, perché altrimenti si rischia di farci “apparire agli occhi della società estremisti e persone da emarginare”, per me è un atteggiamento assolutamente incondivisibile. Come posso dire agli altri di boicottare chi lucra alle spalle degli animali se poi sono la prima a farlo? E’ vero, non è possibile evitare al 100% di dare soldi ad aziende che sfruttano gli animali, ma non è forse più odioso finanziare chi dice di essere dalla parte degli animali mentre invece denigra dei volontari (che quindi non guadagnano nulla dal loro operato) solo per poter fare più soldi?

A questo punto alcuni avranno capito a cosa/chi mi sto riferendo. Ma il punto non è questo. Il punto è che sono sempre più i “vegan” a farmi venire lo sconforto, piuttosto che i carnivori… Io non so più a chi mi sto rivolgendo, con questo blog, ma quel che è peggio, non so più a chi rivolgermi al di fuori del blog.

27 pensieri su “Compromessi sì, compromessi no

  1. despin

    Condivido quello che scrivi. A volte mi sembra che i nostri (e degli animali) peggior nemici siano proprio certi cosidetti animalisti. Sconforto, è un sentimento che ricorre in me spesso.
    Se accettiamo che l’amore per gli animali venga manipolato da persone che degli animali fanno addirittura commercio, pur di ottenere magari qualche contentino, allora davvero non ci siamo. Gli animali dovranno aspettare qualche altro milione di anni…

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    1. Paola Autore articolo

      Mah, è pur vero che i grandi cambiamenti richiedono molto tempo, ma per me che sono sempre stata per il “tutto e subito” è molto difficile da mandar giù… soprattutto se penso a tutti quei miliardi di innocenti che giorno per giorno ci rimettono la vita a causa della nostra pigrizia mentale.

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  2. Masque

    Capisco molto bene la sensazione… A volte mi pare di passare più tempo a “litigare” con le persone che dovrebbero condividere i miei stessi ideali, che non con quelle di opinioni opposte.
    Ricordo discussioni sull’appoggiare o meno questo o quel politico perché talvolta agisce a favore degli animali… Ma come posso fidarmi di una persona che da una parte agisce a favore degli animali, mentre contemporaneamente fa parte di un partito che promuove razzismo e discriminazione? Oppure che mente spudoratamente su altre questioni molto importanti come la dannosità delle scorie nucleari? Come posso fidarmi di chi promuove l’uso della violenza, dell’aggressione fisica, delle intimidazioni, allo scopo di difendere gli animali?
    Mi si dice che gli animali hanno urgenza di venire aiutati e che sia necessario scendere a compromessi… Sull’urgenza sono anche d’accordo. Gli animali non sono in condizione di potersi difendere da soli, purtroppo. Ma personalmente, se devo scegliere se supportare un animalista dei tipi descritti sopra, oppure un animalista a mio avviso più coerente dal punto di vista filosofico, scelgo il secondo, ed a compromessi con persone che non hanno capito che lo sfruttamento e la violenza verso gli animali e quella verso gli uomini hanno la stessa radice, non scendo. Se poi queste persone salveranno qualche animale, ne sarò felice, ma non avranno mai aiuto e nemmeno promozione da parte mia. Quello andrà a chi, coerentemente, si dimostra estraneo a qualsiasi desiderio di prevaricazione, che sia fisica, militare, di governo, di genere, di “razza”, di religione o di specie.

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      1. Masque

        Sono appena capitato su un articolo… La cosa divertente è che sulle pagine di una famosa rivista anarchica,”A”, da (mi sembra) quasi un anno si sta discutendo se le ideologie anarchiche muteranno per includere anche l’antispecismo.
        http://anarca-bolo.ch/a-rivista/367/84.htm

        Personalmente sono d’accordo con chi ha scritto l’articolo. Penso che le due ideologie siano, appunto, due aspetti paralleli della stessa.

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      2. Paola Autore articolo

        Non sono mai stata molto affine al movimento anarchico, ma ammetto di non aver mai approfondito seriamente l’argomento. Grazie per il link!

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  3. Stefania D'Ammicco

    Ciao!

    Ti leggo per la prima volta ma sono d’accordo con te fin da subito.

    Purtroppo viviamo in un mondo non a “nostra misura” ma dobbiamo resistere. Resistere perché, altrimenti, non potremmo perdonarcelo, resistere per quelle piccole anime per le quali abbiamo deciso di fare un passo importante e generoso.

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    1. Paola Autore articolo

      Ciao Stefania, grazie per il commento!
      Di sicuro non cederò, non tornerei indietro per nulla al mondo, vorrei solo vedere ogni tanto un po’ più di attenzione e una maggiore propensione all’ascolto.

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  4. Masque

    nemmeno io mi ero mai filato più di tanto gli anarchici… ho iniziato un paio di anni fa a leggere un po’ di cose loro e li ho trovati più interessanti di quanto mi aspettassi e molto diversi dallo stereotipo che solitamente si ha in mente. questo è il dossier che avevo letto tempo fa: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/353/35.htm
    ma cercandolo, mi sono accorto che anche nel 2008 avevano pubblicato un altro piccolo dossier sull’antispecismo: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/332/dossier_Antispecismo.htm

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  5. Masque

    A proposito dei compromessi, ho scoperto da pochissimo l’esistenza di un gruppo animalista/ecologista chiamato La foresta che avanza, nati dall’associazione neofascista Casa Pound… Anche questi, si aggiungono ai già noti 100% animalisti, legati anch’essi ad ambienti di estrema destra…

    Secondo alcuni, se non riesco a scendere a compromessi ed accettare di affianche finanche i neofascisti, per la difesa degli animali, non mi posso ritenere animalista. Pare che rifiutare un compromesso simile, sia considerata una testardaggine al pari del non voler affiancare qualcuno che tifi una squadra calcistica diversa. A me pare superficiale, equiparare il tifo calcistico all’appartenenza a gruppi politici che fanno del populismo razzista, della violenza e del richiamo a simboli e personaggi di un’ideologia che ha causato tanto dolore, la propria propaganda, e che con essa attirano persone che apprezzano tale ideologia.
    Forse non sarò un animalista, se la mia coscienza non riesce a dire “me ne frego” di fronte a questi compromessi. Ma d’altronde, è la stessa coscienza che, non accettando di scendere più a compromessi, mi ha portato, anni fa, a non cosumare più carne e a non comprare più prodotti derivati dall’uccisione di animali e, più tardi, ad estendere questo rifiuto del compromesso anche ai prodotti costruiti sulla sofferenza e lo sfruttamento degli animali. Tendo a fidarmi di questa coscienza che vuole evitare i compromessi per arrivare ad una coerenza morale che si esprime nel rifiuto della violenza e dello sfruttamento in sé, e non solo rivolto verso particolari gruppi di esseri viventi. Ma alla fine, credo di sentirmi sollevato, che non mi si possa appiccicare l’etichetta limitante di animalista.

    Uffa… questo commento tardivo, nasce da un paio di post che ho letto, che mi hanno fatto girare un po’ le scatole. Forse si sarà notato. 🙂

    Mi sono tornati in mente anche tre articoli che avevi letto tempo fa sulla Veganzetta:
    http://www.veganzetta.org/?p=698
    http://www.veganzetta.org/?p=781
    http://www.veganzetta.org/?p=782

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    1. Paola

      No, infatti, non capirò mai come si possa essere antispecisti ma razzisti/sessisti/altri-isti. Personalmente con questa gente non voglio averci niente a che fare. Poi, non so quali siano le azioni di questa “Foresta che avanza”, ma quelle di 100% animalisti sono spesso violente e aggressive, proprio quello che ci vuole per farci passare tutti da esaltati.
      Ho letto quegli articoli, seguo sempre la Veganzetta, è una testata molto interessante 🙂

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  6. Rita

    Non conosco questi della “Foresta che avanza”, di certo per me il rispetto degli animali nasce come estensione del rispetto degli esseri umani, arrivando a capire che tutti abbiamo in comune il fatto che siamo esseri viventi e senzienti, oltre le diversità di genere, etnia, specie ecc..
    Questo per me significa essere antispecista: rispetto di ogni essere vivente. Punto. Mi sembra tanto facile.

    Con i cento per cento ebbi una breve toccata e fuga un paio di anni fa, quando addirittura lasciai qualche commento sul loro sito senza nemmeno approfondire chi fossero (la mia solita impulsività, lessi che erano animalisti e questo mi fece pensare che ci fosse molto in comune con me), poi dopo aver letto qui e là sul loro forum mi sono resa conto che era gente molto aggressiva e così, semplicemente, abbandonai. L’impressione che ne ebbi comunque fu che si trattasse più che altro di un gruppo di ragazzini (sono tutti molto giovani) che pende dalla labbra del loro fondatore, senza minimamente approfondire le notizie.
    Spesso attaccano altri gruppi animalisti, o persone singole, con vero accanimento di distruzione, e basta che il loro capo dia il “la” e loro seguono a comando.
    Ricordo che se la presero (e leggendo quell’episodio poi decisi di non volerci avere nulla a che fare) con delle ragazze gattare di Milano (se non erro), ragazze che si fanno un mazzo così per aiutare i randagi, per sterilizzarli, curarli, trovargli rifugio, casa ecc.,: a queste ragazze è stato detto di tutto e di più, salvo poi, dopo qualche tempo, ammettere che in effetti nemmeno le avevano mai conosciute, solo che poiché qualcuno lì di loro ne aveva parlato male, allora per solidarietà anche gli altri gli erano andati dietro.
    Sono ragazzini che eseguono a bacchetta gli ordini del capo.

    Comunque io non credo che per essere antispecisti si debba per forza dichiararsi di sinistra o di destra, né che serva avere la tessera di qualche partito (certo, né si può fare parte di un gruppo estremo come Casa Pound che mi pare – lo conosco poco però, sinceramente non seguo certa gente – sia razzista, contro gli immigrati ecc.. Insomma, mi sembra un paradosso dichiararsi antispecisti e poi essere razzisti. E’ un ossimoro.).
    Per me basta avere chiaro in mento il concetto che tutti gli esseri viventi sono uguali e meritano pari rispetto.
    Io ho una visione del mondo esistenziale, davvero di politica nel senso attivo ed ideologico non mi sono mai occupata. Tutto quel che posso dire è che mi sento di stare (e di appartenere) a tutti i diseredati del mondo e tutto quel che so è che detesto e lotto contro ogni forma di discriminazione ed ingiustizia, da sempre. Porto avanti anche le battaglie che non mi riguardano direttamente (tipo quelle per i diritti e contro le discriminazioni dei gay) perché so che finché ci sarà gente che prevarica su altra gente, allora tutti siamo vittime di qualche aguzzino, nessuno escluso.
    Un saluto e complimenti per il tuo blog. 🙂

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    1. Paola Autore articolo

      Ciao Rita, grazie del commento e del complimento 🙂
      Ho aggiunto il tuo blog tra i link, non appena avrò un attimo di tempo me lo “spulcio” per bene e lo aggiungo anche all’elenco nel mio ultimo post.

      Mi trovi completamente d’accordo, sia la “destra” che la “sinistra” sono arroccate su posizioni vecchie. Come sempre, la politica non riesce a stare al passo con i tempi, ed è per questo che al momento io, come immagino molti altri antispecisti, non mi sento rappresentata veramente da nessuno.

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      1. Rita

        Grazie. Anche io ti ho aggiunta tra i blog che seguo. 🙂
        Nel mio parlo pure di altri argomenti (letteratura, cinema) ma non perdo comunque mai occasione per aggiungere sempre due paroline sull’antispecismo.
        Nemmeno io mi sento rappresentata da nessuno politicamente, infatti non vado nemmeno più a votare da diversi anni.
        Ci vorrebbe un vero partito animalista (come diciamo sempre con De Spin), un partito serio che non guarda in faccia a nessuno e che non scenda a compromessi con le varie lobbies di potere. Ahimé, per fondare un partito così servono soldi, cosa di cui, personalmente, sono alquanto scarsina (e quel poco che ho lo spendo per i gatti del quartiere e la piccola banda che ospito a casa. 🙂

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      2. Masque

        Secondo me, è proprio la politica intesa come gestione del potere ad essere una concenzione vecchia.
        L’idea secondo cui per poter organizzare la società, sia necessario creare un partito, portarlo al potere e poi fare “il miracolo”… Nella stragrande maggioranza dei casi, il processo si ferma su “portarlo al potere” ed il mantererlo lì, consumando tutto il tempo e le risorse. Questo, indipendentemente dalla posizione della poltroncina nell’aula del parlamento 🙂
        Una volta, avevo provato a scrivere una favoletta su questo: http://neuroneproteso.wordpress.com/2010/01/17/una-favola-allegorica/

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    1. Rita

      Sì, proprio questo.

      Però ogni tanto pure i cento per cento qualcosa di buono combinano e di questo gli va dato atto: pare ad asempio che la notizia dell’attuale carico di macachi destinati ai laboratori di vivisezione sia partita da loro, ossia che loro l’abbiano segnalata alla stampa (l’ho letto or ora sul blog di dariavegan).

      Quello che dico sempre io è che è triste vedere che la situazione degli animalisti in Italia sia così disgregata, dovremmo unirci tutti sotto un’unica bandiera comune, ossia quella della lotta contro lo sfruttamento degli animali, mettendo da parte interessi personali, politica nel senso di barricate partitiche ecc.. Lo so, la mia è una posizione utopica ed ingenua, me ne rendo conto, perché poi di fatto, come dice Truffaut ne “L’ultimo metrò” tutto è politica.

      I cento per cento ad esempio criticano fortemente la LAV perché sostengono che scenda a compromessi (tipo nella campagna per la riduzione delle ore di trasporto degli animali destinati ai mattatoi, quando invece sarebbe giusto che non ci fossero più questi trasporti, che nessun animale debba venire trasportato verso i macelli) ed è una cosa che spesso penso anche io, ossia che finché si scende a compromessi si continuano a dare segnali ambigui, mentre da parte nostra servirebbe un segnale forte, deciso, per cui non si può decidere semplicemente di avere gabbie più grandi, ma bisognerebbe lottare per abolire del tutto le gabbie, per liberle completamente (come dice Regan, non gabbie più grandi, ma gabbie vuote); d’altro canto le rivoluzioni di pensiero e culturali profonde necessitano di tempo, di piccoli passi e la gente, la massa, reagirebbe male se d’improvviso si vietasse di mangiare la carne perché semplicemente la percepirebbe come un’imposizione, mentre, magari, tra qualche anno, tutti avranno una percezione diversa della questione, avranno maturato una diversa sensibilità e allora verrà naturale abolire i macelli, gli allevamenti ecc..
      E’ un dilemma con cui tutti gli antispecisti si confrontano da sempre: attivismo duro, ad oltranza, o cambiamento graduale?
      Io sono per entrambe le cose, se possibile. Se ne ho l’occasione mi attivo affinché ogni singola vita venga risparmiata, e in più cerco un dialogo meno aggressivo con la gente che ancora non ha consapevolezza.
      Certo, quando mi è capitato, come mi è capitato, ho anche sabotato trappole per topi, ad esempio, questo fa di me una persona che va contro la legge o rovina la proprietà altrui? OK, me ne assumo la responsabilità perché ci sono casi in cui andare contro la legge è d’obbligo, se questa legge è foriera di morte e sofferenza.

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      1. Masque

        La penso anch’io come te, ma per quanto riguarda gruppi ambigui di quel tipo, preferisco tenermene alla larga ed avvisare chi mi chiederà di loro, delle contraddizioni che si portando appresso. Poi, che ognuno scelga consapevolmente. Non mi metterò a denigrarli violentemente come fanno loro con gli altri (non ce l’hanno solo con la LAV, ma con tutti i gruppi che non siano loro stessi…), ma se dovrò scegliere se parlare delle loro “imprese”, o di agiutare qualcuno, oppure di quelle di altri un po’ meno ambigui e con ideologie politiche che ritengo migliori, sceglierò gli altri.

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    1. Rita

      Vabbè, al volo ho postato l’articolo anche sul mio blog, è un articolo troppo prezioso e merita di essere letto soprattutto per la risposta che dà quel medico.

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  7. Rita

    @ Masque

    Sì, certo, pure io infatti me ne sono tenuta alla larga, anche perché quelli un giorno ti portano su un palmo di mano (cioè finché fai tutto quello che dice il loro capo) e l’altro di denigrano con calunnie ecc. (spesso riportando le questioni in maniera distorta).

    Ad esempio hanno parlato malissimo pure di un ragazzo, tale Davide Maccagnan, che è diventato vegano, fa un sacco di video informativi su youtube ecc. e mi sembra uno a posto.
    http://davidemaccagnan.blogspot.com/
    Lui, anni prima, ma lo ha sempre ammesso e raccontato anche nel suo blog, allevava serpenti a cui dava in pasto i topolini. Una cosa mostruosa. Ma lui all’epoca non era ancora sensibile alla questione, poi ha capito, si è reso conto, ha fatto un percorso insomma e alla fine i serpenti li ha dati via, ad un rettilarium credo. Di tutto questo non ha mai nascosto nulla (e del resto anche Tom Regan prima di diventare attivista e vegano è stato macellaio… insomma, non si nasce vegani ed antispecisti, a meno che non si ha la fortuna di nascere in una famiglia che già lo è, però si fa un percorso, si aprono gli occhi, si cerca di diventare persone migliori, no?). Beh, a questo ragazzo l’hanno distrutto. Ma lui comunque non si è arreso e continua la sua attività contro lo sfruttamento degli animali.
    A me, da quel che ho leggicchiato nel suo blog e dai tanti video che ha messo su youtube mi sembra onesto e sincero (pure Stregaa una volta mi ha segnalato un suo video), anzi, peraltro c’è un suo video in cui spiega come fare il seitan in casa che ho trovato davvero eccellente e facile da seguire.

    Io comunque alla fine mi sono resa conto che più che seguire i gruppi o le associazioni, preferisco scambiare due chiacchiere, pareri, opinioni con i singoli, con persone come te, De Spin, Claudio, come la gentile ospite di questo blog, ecc..
    Mi piace avere un confronto, imparare sempre cose nuove e mi rapporto meglio al singolo che non al gruppo.

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    1. Masque

      Anch’io preferisco il contatto diretto. Pensarmi appartenente ad un’associazione (ma anche una particolare ideologia… a parte il rifiuto della violenza), mi fa sentire un po’ come in gabbia e limitato.
      Di storie simili alla sua, ne ho lette altre… Cercano i tuoi dati anagrafici, li pubblicano, magari anche con indirizzo e contatti se ci riescono, e prendono a denigrarti, magari inventandosi anche delle balle. Sembra che da parte loro sia proprio un comportamento abituale… Fa pensare ad una specie di squadrismo… si vede che le ideologie su cui si poggiano, sono difficili da nascondere.
      Ho dato una lettura veloce al blog e già gli ultimi due post mi sono piaciuti!

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    2. Paola

      Anche io evito le associazioni, ci sarà sempre qualcosa che non mi va molto a genio ma per il “bene comune” dovrei farmi piacere. E poi più diventano grandi, più c’è dispersione.
      Molto meglio il confronto con i singoli 🙂

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  8. Anonimo

    hey quanto sconforto
    qualcuno diceva il mondo va avanti grazie a quelli che si oppongono
    ho sempre ritenuto ipocrita fare buon viso a cattivo gioco
    dici bene nell’articolo, anche se da fuori i vegan sembrano tutti uguali, non siamo tutti uguali, significa solo che il movimento deve ancora maturare, e ci vuole il tempo che occorre
    e quindi credo che sia più che mai utile criticare e criticarci, perchè è con la critica che si cresce, se invece ci facciamo tutti bei sorrisetti, rimaniamo fermi qui dove siamo
    condivido pienamente quello che dici sul fatto di dubitare e pensare sempre con la propria testa
    io quando sono diventato vegano mi dicevo ah ok, sono vegano, sono arrivato
    invece no, è lì che si inizia a ragionare, a capire e a cambiare, o almeno così è stato per me
    ma forse ci scrivo qualcosa su questo
    ti saluto, devo cercare qualche manuale del tipo “scopri come essere felice senza dormire mai più” 🙂

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    1. Paola Autore articolo

      ahaha ho il tuo stesso problema, dormirei 12 ore al giorno, ma mi ci vorrebbero giornate da 48 ore per riuscire a fare tutto!

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